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Chiodatrice: come funziona e come scegliere quella giusta

26 Febbraio 2020

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Anche le chiodatrici pneumatiche hanno subito l’evoluzione da tipico articolo professionale a mezzo a disposizione di tutti gli utilizzatori: in pochi anni si sono sviluppate le importazioni di materiale cinese e taiwanese a prezzi popolari. Ciò ha reso agevole la diffusione delle chiodatrici pneumatiche le quali in precedenza venivano utilizzate in prevalenza solo da professionisti, anche se con qualità molto diversa. 


Come funziona una chiodatrice? 

Tecnicamente il funzionamento delle chiodatrici pneumatiche è semplice. Premendo il grilletto di sparo si fa passare un flusso d’aria a pressione che vince la resistenza della una valvola; la pressione dell’aria spinge il battente ad alta velocità verso il basso, staccando il chiodo dalla stecca e piantandolo nel legno. Il battente finisce la sua corsa su di un ammortizzatore in materiale elastico mentre l’aria in uscita si trascina dietro per depressione il battente per preparare il ciclo di sparo successivo e viene sfogata all’esterno. L’elevata velocità di uscita del chiodo permette un’ottima penetrazione anche su legni difficili, e è questa velocità che rende le chiodatrici pneumatiche più performanti rispetto a quelle elettriche.


Nonostante l’elevata dimensione delle bobine magnetiche (con assorbimenti anche di 1800 watt) le chiodatrici elettriche hanno velocità di sparo più basse costringendo gli utilizzatori a misure più corte e a chiodi specifici con maggiore penetrazione. Ogni chiodatrice può utilizzare un solo diametro di filo di chiodi e si può variare solo la lunghezza dei punti: la misura del filo si esprime col termine gauge (calibro) generalmente abbreviato in GA. Le chiodatrici che si caricano lateralmente possono inoltre montare gli spilli, identici ai chiodi ma sprovvisti di testa. Si utilizzano qualora si voglia rendere il punto usato meno evidente possibile ma bisogna considerare che non garantiranno tenuta e per questo si consiglia di incollare il pezzo e fermarlo fino alla presa della colla. 


Una chiodatrice diversa per ogni uso e la sua manutenzione

Esistono chiodatrici per gli imballatori, per carpentieri, mobilieri e montatori di parquet e mobili che permettono assemblaggi e tenuta per ogni esigenza. In relazione alla qualità dei materiali utilizzati ogni chiodatrice sparerà un certo numero di colpi, dopodiché sarà necessaria la manutenzione con la sostituzione delle parti di usura. Oltre al dimensionamento della macchina è quindi importante la disponibilità di ricambi per garantire la durata nel tempo del nostro investimento e non trovarsi con un attrezzo inutilizzabile dopo qualche mese di lavoro. 


I modelli migliori hanno la possibilità di regolare la profondità di affondamento a seconda che si debba procedere o meno a stuccature ed il nasello della frizione ricoperto con gomma intercambiabile per non segnare i pezzi laccati nell’utilizzo. Le più diffuse montato i cd mezzi capi con filo 18ga fino a 40 o 50 mm di lunghezza come la Chiodatrice Omer 12.40, ma molto diffuse anche le 21ga per coprifili, listre e modanature. Negli ultimi anni a livello professionale tende a sostituire le 21ga con le 23ga nell’uso per listre di porte per avere una chiodatura praticamente invisibile come la Chiodatrice 36/40 Elpa


Le chiodatrici combinate...

Una ulteriore specifica esiste anche nelle cosiddette combinate, prodotti tipicamente di importazione che sparano sia il chiodo che la graffa stretta misura 18GA: a parte i discorsi qualitativi si avrà una macchina che funziona in modo soddisfacente solo con la graffa. Il battente è infatti a sezione rettangolare e lascia una caratteristica fenditura trasversale sul legno quando si pianta un chiodo con problemi estetici molto rilevanti.